Solomon B, all’anagrafe Saleamlak Bassani, originario dell’Etiopia ma italiano di adozione, è un giovane songwriter e cantante reggae della scena musicale bolognese. Grazie alla produzione di Bassplate Records cura un progetto da solista e parallelamente è la voce dei B-Boat, band con la quale dà vita ad un suono reggae “new roots” con moltissimi richiami alle sonorità del dub e del reggae inglese e italiano degli anni Novanta. L’ho intervistato a pochi giorni dall’uscita del suo nuovo singolo “Accento Italiano”. Scopri nell’intervista cosa mi ha raccontato e come vive questo momento di crisi culturale e musicale causato dal Covid-19.
Ciao Solomon, buon pomeriggio. Chi ti segue da anni sa sicuramente chi sei. Infatti sei entrato a far parte della scena musicale reggae, qui a Bologna, già da un po’ di anni.
Ciao Enrica, è un piacere essere intervistato da InfoAfro, credo nelle realtà emergenti che si battono per dare voce all’Africa. Come dicevi, è vero, sono trascorsi un bel po’ di anni da quando ho iniziato a cantare qui a Bologna, anche se mi fa sempre strano perché conosco cantanti e band che suonano da una vita, e la proporzione in termini di tempo è indefinibile. Però si è passato un bel po’ di tempo ormai.
Di origine Etiope, ma di adozione bolognese. In pratica sei cresciuto qui a Bologna, dicci cosa ti ha spinto ad avvicinarti alla musica e perché hai scelto questo genere, il reggae.
L’approccio con la musica in sé è nato molto tempo fa. Ricordo che quando avevo più o meno 12, 13 anni mio fratello comprò una chitarra, lui non l’ha mai suonata, ma io iniziai a strimpellarci per conto mio, da autodidatta. Nel frattempo ho sempre continuato a giocare a calcio, che è rimasta tra le mie più grandi passioni. Solo a 17 anni ho iniziato ad interessarmi alla produzione musicale e a scrivere testi. Ciò è avvenuto con la musica reggae perché c’è stato un “amore al primo ascolto” se così si può dire. Inoltre, un aneddoto interessante che consolida questo amore per la musica reggae, è che solo dopo aver iniziato a cantare e a suonare qui in Italia, ho scoperto che l’artista che adoravo ascoltare quando vivevo ancora in Etiopia, a 5, 6 anni, era Teddy Afro un cantante nazional popolare Etiope che suonava musica reggae. Scoprire che già da bambino ero affascinato dalle sonorità di questo genere oltre ad essere stato per me uno stupore, ha confermato il mio forte legame con il reggae, genere come dire, fortemente connesso alle mie radici. Invece, un album che mi ha particolarmente attirato e grazie al quale mi sono approcciato al reggae in chiave moderna è quello di Damian Marley con il rapper Nas. Per quell’album lì ci ho perso la testa e ormai son già passati dieci anni, ma resta attualissimo.
Quali sono stati i momenti più belli ed emozionanti che questo traguardo ha portato con sé?
Con la Bassplate records organizzo e pianifico le uscite, ma la parte più emozionante che condivido con loro è la registrazione in studio. Con i B-Boat invece ogni volta che riusciamo a trascorrere del tempo insieme per creare nuova musica, ogni volta che saliamo sul palco rappresenta una grande emozione, un momento particolare. Lo stesso vale per Roots Balera. I momenti più belli, i più emozionanti sono quindi quelli in cui riusciamo a portare avanti le nostre idee.
A soli tre mesi dall’uscita del singolo “Leone” che ha come messaggio quello del valore del tempo, pochi giorni fa, di preciso il 23 ottobre, è uscito il tuo nuovo singolo “Accento Italiano”, in cui è intrinseco il messaggio di denuncia del popolo africano ancora discriminato qui in Italia sia dal punto di vista sociale che politico, basti pensare alla retrograda Legge di Cittadinanza. Raccontaci della tua musica e dicci qualcosa di più sul valore dei messaggi evocativi che le tue tracce sono in grado di trasmettere.
I due singoli sono completamente differenti. Sia per quanto riguarda la musicalità, sia per quanto riguarda il contenuto. “Leone” è principalmente una dedica a tutte le persone con le quali si passano momenti significativi, che fanno stare bene, che appunto ci dedicano del tempo e a cui noi viceversa dedichiamo del tempo. Questa traccia racchiude in sé anche un messaggio affettivo personale, che descrive il mio forte rapporto con mio padre. Invece, “Accento Italiano” ha un vero e proprio carattere di denuncia. Spiega quella che è non solo una mia condizione, non solo io infatti mi ci ritrovo, ma che vivono la maggior parte degli afro discendenti. Questa canzone nasce da una simpatica situazione che di volta in volta mi si ripresenta quando vado all’estero. La gente quando mi sente parlare in inglese, sistematicamente mi chiede stupita e incredula “Ah ma sei italiano ?!” Da qui la denuncia è imprescindibile, infatti siamo nel 2020 ed è arrivato il momento in cui bisogna accettare che ci sono italiani non di sangue, ma di “esperienza”, a prescindere dal colore della pelle. “Accento Italiano” racchiude in sé anche un aspetto provocatorio, quando canto “Questo negro ci sa fare, questo negro comprende. Questo negro parla inglese con accento italiano!”. Provocatorio e come dici tu di denuncia. Infatti è triste pensare all’attuale situazione politica e sociale italiana rispetto a questi temi. È difficile per tutti gli afro discendenti, ci vorrebbe un po’ più di conoscenza collettiva su quelle che sono le nostre reali condizioni che viviamo nella nostra quotidianità. E soprattutto bisognerebbe pensare a quelle che potrebbero essere le potenzialità espresse dalle diversità culturali. Il tema della cittadinanza è centrale.
Il bello è che all’estero ti riconoscono come italiano, quindi si è già oltre il colore della pelle perché a livello sociale, come canti nella canzone siete riconosciuti come italiani.
Ho amici a me cari che certamente non giovano di questa situazione. Non riescono ad avere la cittadinanza a causa di vicissitudini burocratiche e per questo si ritrovano in un limbo che pare essere infinito, nonostante non abbiano problemi a livello sociale. C’è un continuo scontro di condizioni, in molti mi dicono: “Posso, ma per legge non posso”. Se poi gli viene offerta la possibilità di richiedere la cittadinanza si presentano problemi amministrativi e burocratici che rallentano la pratica. Un vero e proprio limbo veramente duro, si. Ne soffro io per i miei amici, quindi figuriamoci quanto ne soffrono loro in prima persona.
Tutte le tue tracce trattano temi attuali e contengono un forte messaggio universale. Anche con la band B-Boat non tralasciate questo aspetto, infatti con l’album “Oltre il Muro”, come si evince già dal titolo, cercate di supportare un mondo in cui si superino tutte queste diseguaglianze. Raccontaci di più sul vostro incontro e su com’è nato l’album.
La mia musica è sempre stata e sarà sempre tesa a supportare tutte quelle che sono le situazioni d’oppressione che caratterizzano i nostri tempi. Ma, non tralascio mai l’aspetto divertente e ludico della musica. E lo stesso faccio insieme alla mia band B-Boat da ormai più di tre anni e mezzo. Il progetto B-Boat è in continua evoluzione, anche in questo grigio periodo stiamo continuando a creare nuovi pezzi. L’album “Oltre il Muro” è uscito l’anno scorso nel 2019. L’idea era quella di provare a comunicare di andare oltre, di abbattere un muro nella nostra quotidianità, sia fisico, sia mentale. Per di più, quando mi chiedono: “Ma che muro vedi?” rispondo che l’unico muro che vedo è il muro di casse. L’album è infatti anche un tributo al sound system della cultura reggae, in grado di avvicinare persone di qualsiasi gruppo sociale e di curare tutte le ferite della nostra resistenza. Questo ovviamente grazie alla musica sinonimo di ottimismo verso l’uguaglianza e la connessione tra popoli.
Ottimismo che non deve mancare soprattutto in questo periodo in cui a livello globale, ora più che mai, siamo tutti insieme ad affrontare questa situazione causata dal Covid-19. Problema che ha messo in difficoltà i musicisti, e gli artisti in generale. Come mi dicevi infatti, una delle esperienze più belle per un cantante è quella di salire sul palco per farsi ascoltare dai propri fans. Come state reagendo a questa situazione?
Eh questa è un bel tipo di domanda! La scorsa settimana, dopo che eravamo riusciti a recuperare una data, che già era stata annullata durante il primo lockdown, ci hanno comunicato che è stata nuovamente annullata a causa delle nuove restrizioni del Dpcm. L’augurio è quello che questa situazione possa finire il prima possibile, e che le istituzioni possano tutelare con provvedimenti adatti i lavoratori e le lavoratrici del mondo dello spettacolo e della cultura più in generale. Questo è un tema caldissimo che già ci toccava prima della pandemia, e pare che questa situazione abbia finalmente portato l’attenzione su questo ambito. Tutto il mondo della cultura oggi è in ginocchio. Sento una forte impotenza creativa, come se volessi gridare ma mi avessero privato di qualsiasi tipo di amplificazione. Il mio consiglio è quello di continuare a fare quello in cui si crede e combattere per farlo nonostante queste condizioni. Ora più che mai è necessario aggrapparsi a quella che è la nostra passione, sperando che prima o poi riavremo gli strumenti per diffonderla. Spero che la gente non spenga quel fuoco necessario per non morire artisticamente. Io non lo spengo, con la speranza che non lo spengano neanche gli altri.